La questione femminile

AlbaneeMuslimah

Junior Member
:salam2:

Volevo condividere con voi questo articolo al quale sono particolarmente affezionata per il suo contenuto.Spero che sia utile per avere dei fatti in più nel confronto che devono fare tutti i giorni la maggior parte delle sorelle con le persone che le considerano "arretratte"... InshaAllah khayr!


L’idea prevalente in Occidente è che l’Islam non eleva lo status della donna, ma che, al contrario, lo umilia e lo annulla relegandola ad una posizione subalterna rispetto all’uomo. Lo stesso hijab, il velo islamico, viene visto come il segno più evidente della sua inferiorità e sottomissione, e la donna islamica è vittima di uno stereotipo che la vede rinchiusa tra le pareti domestiche, schiavizzata da un marito tiranno e senza possibilità di far sentire la sua voce. Questo è, per l’appunto, solo uno stereotipo e vedremo il perchè.

L’Islam, a parere di molti studiosi occidentali, ha accordato alla donna più diritti di quanti ne abbiano accordati il Cristianesimo o l’Ebraismo.

In un’epoca (quella preislamica) rozza e primitiva, in cui le donne erano costrette a stare segregate, il Corano svolse un’azione progressista: Maometto ruppe la loro reclusione, ordinando alle donne di uscire, di assumere un attivo ruolo sociale. L’Islam nasce nel 622 d.C : proviamo ad immaginarci quale fosse, nel Medioevo cristiano, la condizione della donna. Secondo la tradizione giudeo-cristiana, la donna simbolizzava il male e l’incarnazione del peccato per avere trascinato in tentazione l’uomo e per essere stata responsabile della sua caduta e della sua maledizione. Basta leggere la Bibbia per accorgersi quale fosse la posizione della donna ed in quale considerazione fosse tenuta : la donna biblica è proprietà dell’uomo; questi puo' barattare il suo corpo in cambio della propria incolumità fisica o di quella dei suoi ospiti (Genesi 12:12-20, 20:2, 19:8; Giudici 19:24-27), può vendere sua figlia come schiava o concubina (Esodo 21:7-11), puo' menzionarla come “bene di possesso” accanto al bue o all’asino (Esodo 21:17), puo' sposarla e darla in moglie senza il suo consenso (il diritto biblico prevedeva che la donna restata vedova andasse in moglie al fratello del defunto marito). La donna biblica non ha diritto all’eredità paterna a meno che non si verifichino particolari condizioni, e non ha diritto affatto all’eredità del coniuge: la situazione della vedova biblica è a dir poco opprimente, essendo quest’ultima sottoposta ad ogni genere di vessazioni (II Re 4:1, Giobbe 24:3, 22:9, 24:21, Ezechiele 22:7, Salmi 93 {94}:6, I Timoteo 5:11-13).

Anche il ripudio biblico è molto duro: basta che la donna non trovi “grazia” agli “occhi dell’uomo” o venga semplicemente “presa in odio” per essere scacciata via di casa senza alcun risarcimento economico (Deut.24:1-3, Siracide 25:26). Se si da’ poi un’occhiata alla letteratura sapienziale biblica, si troveranno tante massime e proverbi che sono ben lungi dall’elevare lo status femminile. Nè dà una luce nuova alla condizione femminile la letteratura del Nuovo Testamento, che eredita le leggi bibliche e le condisce della proverbiale misoginia di S.Paolo e dei primi Padri della Chiesa (famosa è la diatriba sul quesito se la donna avesse un’anima e ,se sì, di che natura fosse).

Il professor Bausani, insigne islamista italiano, afferma:

“In questi tempi di femminismo si parla frequentemente di streghe per ricordare le oppressioni religiose e sessuofobiche del fanatismo cristiano.Ebbene, la cosa che più mi fa vergognare in tutta la storia dell’occidente, sono i processi alle streghe. La storia dell’Islam ha episodi violenti, ma non conosce di queste aberrazioni. Ecco un punto fondamentale allorchè si vuole comprendere la realtà islamica…Se poi oggi si ritiene che la condizione della donna occidentale sia generalmente migliore di quella islamica,ciò non dipende davvero da iniziative cristiane”.

L’ Islam riconosce la donna come soggetto religioso al pari dell’uomo; essi sono dunque uguali di fronte a Dio ed il riconoscimento religioso implica il conseguente riconoscimento giuridico. La legge islamica ha preceduto tutte le altre legislazioni, proclamando l’uguaglianza della donna e dell’uomo. Ha stabilito la libertà e l’indipendenza della donna quando tutte le altre nazioni le negavano ogni diritto. Le ha accordato gli stessi diritti dell’uomo e ha disposto che godesse d’una capacità legale in nulla inferiore a quella dell’uomo. La misoginia è qualcosa di estremamente lontano dall’universo dell’Islam: il Profeta fu un riformista del VII° secolo che accord? alle donne il diritto di voto (che, non dimentichiamolo, in occidente fu guadagnato dopo aspre lotte nel corso del 1900); stabilì per la donna il diritto all’eredità, al divorzio, alla vita,in un’epoca in cui le neonate venivano sepolte vive; stabilì che le donne mantenessero il proprio cognome anche nel matrimonio, per stabilire che la donna è un pianeta a sè, con la sua individualità che non viene assorbita da quella del marito. Famosi sono i detti del profeta riguardo all’universo femminile (“Se mi fosse stato concesso scegliere, avrei preferito le donne”; “Il migliore tra voi è colui che usa le parole più gentili verso la propria moglie”; “Il dovere dell’istruzione incombe su ogni musulmano, uomo o donna che sia”; “Il Paradiso è ai piedi delle donne”).Famose sono altresì le discussioni che il Profeta stesso intratteneva con le donne, riguardo i problemi anche politici ed economici che la giovane comunità islamica affrontava. Non bisogna dimenticare che la nascita della religione musulmana ha visto le donne protagoniste : il primo musulmano è stato una donna, Khadija, moglie, amica e confidente del Profeta, che lo incoraggiò e lo sostenne nei primi anni della missione profetica, i più difficili della sua vita; Aisha, vedova del Profeta, è rimasta famosa per la sua abilità nei giudizi legali e nel diritto: è lei che ha contribuito in maniera determinante alla formazione della giurisprudenza islamica; Hafsa bint Omar, la letterata, è stata tra i primi a memorizzare e trascrivere il testo del Corano, dando un impulso decisivo alla diffusione dell’Islam.

L’inimitabile equilibrio coranico ripartisce in modo equo i diritti dei due sessi, nel riconoscimento delle differenze che esistono tra uomo e donna:

Essi sono membri perfettamente uguali della società, hanno gli stessi diritti e doveri, incorrono nelle stesse sanzioni penali : la lotta tra i sessi è sconosciuta nell’Islam, come pure i concetti di maschilismo e femminismo. La perfetta uguaglianza tra i sessi viene stabilita da diversi versetti coranici:

In verità, i sottomessi e le sottomesse, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i sinceri e le sincere, i veritieri e le veritiere, i perseveranti e le perseveranti, gli umili e le umili, i caritatevoli e le caritatevoli, i digiunanti e le digiunanti, i casti e le caste, tutti coloro che frequentemente ricordano Dio, otterranno da Lui il perdono e una mercede immensa”.(33:35)

Esse(le donne) sono una veste per voi, e voi siete una veste per loro

(2:187)

Agli uomini spetta la fortuna che hanno guadagnato, e alle donne spetta la fortuna che hanno guadagnato”(4:32)

I credenti e le credenti sono in amicizia tra loro: consigliano il bene e vietano il male…”(9:71)

Chiunque opera il bene, maschio o femmina che sia, e sarà credente, questi entreranno nel Paradiso ed il loro computo non verrà disperso neanche del peso d’un atomo”(4:124)

E tra i suoi segni è che Egli ha creato per voi delle compagne traendole da voi stessi, affinchè in esse possiate trovare riposo. Egli ha posto tra di voi amore e compassione…”(30:21)

Non mandero' perduta l’opera di nessuno tra voi, maschio o femmina che sia, poichè discendete gli uni dagli altri…”(3:195).

La legge islamica è andata anche oltre, nella sua considerazione per la donna, fino a scaricarla di ogni peso della vita, a non farle obbligo di partecipare alle spese per la vita domestica e per l’educazione dei figli che competono esclusivamente all’uomo anche qualora la donna lavorasse o fosse molto ricca. La storia dell’Islam testimonia la partecipazione attiva delle donne alla vita della comunità in tempo di pace e soprattutto nelle situazioni di emergenza, come le guerre. Il Profeta stesso ha raccomandato l’istruzione ed il perseguimento della conoscenza da parte delle donne ed ha stabilito l’inviolabilità della loro vita, delle loro proprietà e del loro onore. Esse furono incoraggiatesempre ad esprimere il loro parere riguardo alle decisioni da prendere in materia legale : un famoso hadith narra che il Califfo Omar, secondo successore di Maometto alla guida della comunità islamica, avendo deliberato che il mahr (dono nuziale che lo sposo era tenuto a corrispondere alla sposa) non dovesse superare un certo tetto massimo, fu duramente apostrofato da una donna del popolo, che gli disse : “ O Omar! Non hai il diritto di negare alle donne cio' che Dio ha reso lecito”. A tale affermazione, Omar replico': “O Omar! Anche questa volta una donna ne sa più di te in fatto di religione!”.

L’Islam ha privilegiato la donna, concedendole diritti che ,in Occidente, essa ha dovuto conquistarsi col tempo e con la forza, pagando spesso prezzi elevati. Se oggi la situazione (almeno ad una lettura superficiale) appare ribaltata, cio' non è imputabile in alcun modo all’ Islam, ma piuttosto alle situazioni di degrado culturale che si sono venute a creare in molti paesi musulmani a causa di fattori contingenti come il colonialismo ed il succedersi di regimi dispotici che li hanno tiranneggiati.

Un’ultima osservazione a proposito del simbolo più evidente di appartenenza alla religione islamica, e cioè il velo o hijab, che in Occidente rappresenta l’essenza stessa della degradazione: sbaglia chi pensa che la donna islamica sia costretta ad indossare, suo malgrado, il velo. Esso è, per la musulmana, il simbolo della sua identità ed indica la dignità riconquistata, il rispetto dovuto, il rifiuto dell’identificazione con un oggetto di consumo e per il consumo. La donna islamica non indossa l’hijab solo perchè è un comando divino, ma perchè esso diventa strumento di liberazione e di autoemancipazione dalla schiavitù del consumismo, dell’imitazione passiva delle mode, del prepotere maschile che vuole la donna oggetto di piacere visivo e non solo visivo. Attraverso il velo la donna islamica realizza la perfetta parita’ pretendendo di essere giudicata per il proprio cervello più che per il proprio aspetto fisico. Simbolo dunque di modestia e di protezione, e non di sottomissione, come invece stabilisce il cristianesimo delle origini attraverso le parole di S.Paolo nella I° Lettera ai Corinzi:

“Capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio…Ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, perchè è lo stesso che fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli, allora si copra.” (11:3-10)

E’ curioso notare poi come lo stesso indumento possa essere considerato, dagli occidentali, in maniera così differente a seconda dei casi : simbolo di santità nelle suore cattoliche, ad esempio, e strumento di arretratezza e di oppressione nel caso delle donne islamiche.

Il Corano dice:

O gente, vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinchè vi conosceste. Presso Dio, il più nobile di voi è chi più Lo teme.” Uomini e donne vengono da un’unica entità e condividono lo stesso fine: l’Islam non rappresenta una categoria etnica, ma la via di mezzo tra la tradizione giudeo-cristiana che riteneva la donna causa di tutti i mali e l’uniformità della società attuale, in cui non vi è differenziazione tra i sessi, e si marcia a passo spedito verso quella che qualche studioso ha definito “società monosessuale”.

Uno scienziato islamico ha detto: “Una ragazza musulmana puo' sposarsi dieci volte, ma la sua individualità non è assorbita da quella dei vari mariti. E’ un sole con il proprio nome e la propria personalità legale”.

I musulmani credono in cio' da 1400 anni.

- La Donna Musulmana -

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