Un breve saggio in materia di Usûlul-Fiqh

Ismail Albani

Tasfiyah wa Tarbiyah
Un breve saggio in materia di Usûlul-Fiqh​
[Risâlah Latîfah Jâmi’ah fî Usûlil-Fiqhil-Muhimmah, che fa parte del “Manhajus-Sâlikîn wa Tawdîhul-Fiqh bid-Dîn” (p.101-112)]​

Tutte le lode appartengono ad Allah. Così, Lo lodiamo per ciò che possiede dai Suoi bei Nomi e gli Attributi elevati e perfetti; e per il Suo Giudizio e per il Decreto che comprende tutto ciò che esiste, e per le Sue Leggi Divinamente Prescritte che comprendono tutti i settori della legislazione; ed il Suo Giudizio riguardo alle ricompense per i prevaricatori del bene e le pene per i criminali.

Testimonio che nessuno ha il diritto di essere adorato salvo Allah solo, che non ha alcun partner nei Suoi Nomi, Attributi o Giudizio. E testimonio che Muhammad è il Suo servo e Messaggero; che ha chiarificato il Giudizio e le sentenze, ha chiarito il halâl (il legittimo) e il harâm (l’illegittimo), e ha stabilito i fondamenti ed esposto loro - fino a quando la Religione è stata completata e stabilita fermamente. O Allah, esalta ed invia le benedizioni di pace su Muhammad, sulla sua famiglia, sui suoi compagni e su quelli che lo seguono, in particolare i sapienti.

Per procedere: Questo è un breve saggio in materia di Usûlul-fiqh (i fondamenti della giurisprudenza), semplice nella formulazione, chiaro nel significato, ed utile nell'apprendimento delle sue sentenze per chi contempla i suoi significati. Chiediamo ad Allah di beneficiare sia il suo compilatore che il suo lettore. In verità Egli è il più Generoso.

Capitolo 1

Usûlul-Fiqh: è la scienza che riguarda le prove comprensive del fiqh. Poiché il fiqh consiste o da masâ'il (questioni), che riguarda la sentenza richiesta da una delle cinque sentenze, o [ii] sono dalâ'il (prove) impiegate nell'estrazione e nella determinazione di queste masâ'il (questioni). Quindi il fiqh è in realtà la conoscenza delle masâ'il (questioni) e delle dalâ'il (prove).
Queste dalâ'il (prove) sono di due tipi:

Le prove comprensive che comprendono ogni sentenza - dall'inizio alla fine del fiqh - di un unico tipo; quale il nostro detto: "al-amr lil-wujûb (un comando è indicativo di un obbligo)". Oppure: "an-nahî lit-tahrîm (un divieto è indicativo di una proibizione)". E le altre prove simili. Dunque questi sono delle parti di Usûlul-Fiqh.

[ii] Le prove dettagliate che devono essere intese alla luce delle prove comprensive. Così quando tale è completato, poi l' ahkâm (le sentenze) possono essere risolte.

Pertanto, l' ahkâm (le sentenze) hanno bisogno delle loro prove dettagliate, e le prove dettagliate loro stessi sono nel bisogno di prove comprensive. Quindi, da questo, riconosciamo il bisogno e la necessità di conoscere Usûlul-Fiqh, e che ciò aiuta nella comprensione del fiqh in sé, e ciò è il fondamento per dedurre e rendere ijtihâd nell' ahkâm (sentenze).


Capitolo 2

L' ahkâm (le sentenze) su cui ruota il fiqh sono cinque:

1. Wâjib (obbligatorio): ciò per cui colui che lo compie è ricompensato, mentre colui che lo lascia è punito.
2. Harâm (proibito): questo è l'opposto di un obbligo.
3. Masnûn (raccomandato): ciò per cui colui che lo compie è ricompensato, mentre colui che lo lascia non è punito.
4. Makrûh (detestabile): questo è l'opposto di una raccomandazione.
5. Mubâh (ammissibile): ciò è quando entrambe (compiere o non compiere) sono equivalenti.

Quelle sentenze che sono wâjib (obbligatorio) sono divisi in due categorie: fard 'ayn (obbligo individuale), il compimento del quale è richiesto da ogni mukallaf (moralmente responsabile), bâligh (maturo) ed 'âqil (sana) persona. La maggior parte delle sentenze della Shari'ah entrano in questa categoria. La seconda è fard kifâyah (obbligo collettivo), il compimento del quale è richiesto dal collettivo moralmente responsabile, ma non da ogni individuo specifico; come ad esempio l'apprendimento dei vari rami della conoscenza utile e le industrie utili; l'adhân, l'ordine del bene e il divieto del male, e altre simili questioni.

Queste cinque sentenze differiscono molto conformemente al suo stato, i suoi livelli ed i suoi effetti.

Pertanto, qualunque cosa che è di pura o di stragrande maslah (beneficio), allora lo Shâri' (il Legislatore) ha comandato la sua prestazione con un obbligo o una raccomandazione. Qualunque cosa che è di pura o di stragrande mafsadah (danno), allora il Legislatore ha proibito di farlo con un divieto assoluto o avversione. Quindi questo asl (principio fondamentale) comprende tutte le questioni comandate o vietate dal Legislatore.

Per quanto riguarda le questioni che il Legislatore ha permesso e consentito, allora esse a volte conducono a ciò che è buono, e così sono unite a quelle questioni che sono state comandate, e in altri momenti conducono a ciò che è male, e così sono unite a quelle questioni che sono vietate. Quindi questo è un grande asl che: “al-wasâ‘ilu lahâ ahkâmul-maqâsid (i mezzi adottano la stessa sentenza come i loro obiettivi)".

Da questo apprendiamo che: “mâ yatimmul-wâjib illâ bihi fahuwa wâjib (ciò che è necessario per adempiere un obbligo è di per sé un obbligo)". Parimenti, qualunque cosa è richiesto ad adempiere un masnûn (atto raccomandato) è di per sé raccomandato. Qualunque cosa conduce alla creazione di un harâm (atto vietato) è di per sé vietato. E tutto ciò che conduce alla creazione di un makrûh (atto detestabile) è di per sé detestabile.


Capitolo 3

Le adillah (le prove) che il fiqh è derivato sono quattro:

Il Libro e la Sunnah, e queste due sono i fondamenti da cui i mukallafûn (quelli moralmente responsabili) sono rivolti, e su cui è costruita la loro Religione. Poi l' ijmâ' (il consenso) ed al-qiyâsus-sahîh (la sana e corretta analogia), queste due sono ricavate dal Libro e dalla Sunnah. Quindi il fiqh - nella sua interezza - non lascia il regno di questi quattro usûl (fondamenti).

La maggior parte delle importanti ahkâm (sentenze) sono indicate da queste quattro adillah (prove). Esse sono indicate dai nusûs (i testi) del Libro e della Sunnah, e i sapienti hanno ijmâ' (consenso) su di loro, e sono indicate da al-qiyâsus-sahîh (la sana e corretta analogia); a causa di ciò che comportano di beneficio, se è un comando; o ciò che contengono di danno, se si tratta di una proibizione. Pochissime sono dalle ahkâm (sentenze) che differiscono i sapienti. In tali casi il più vicino di loro alla verità è la persona che si riferisce correttamente a questi quattro usûl.

Capitolo 4 - Per quanto riguarda il Libro e la Sunnah

Per quanto riguarda il Libro: Esso è al-Qur'ânul-'Adhîm (il Corano Grandioso), il Kalâm (il Discorso) del Signore dei Mondi, che è stato mandato giù dal Spirito Fedele nel cuore di Muhammad il Messaggero di Allah, sallAllahu 'alayhi wa sallam, che possa essere ammonimento a tutta l'umanità - in chiara lingua araba - che riguarda tutto ciò che essi hanno bisogno per quanto riguarda ciò che giova a loro sulla loro Religione e il loro mondo. Il Libro di Allah è quello che viene recitato dalle lingue, scritto nei masâhif (copie), e conservato nei cuori; considerando che:

"Non lo tange la falsità in niuna delle sue parti. È una rivelazione da parte di un Saggio, Degno di lode". [Fussilat 41:42]

Per quanto riguarda la Sunnah: Sono l' aqwâl (i detti) e l' af'âl (le azioni) del Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, e il suo taqrîr (le approvazioni tacendo) delle parole e delle azioni degli altri.

L' ahkâmush-shar'iyyah (le sentenze della Sharî'ah) sono a volte presi da un determinato testo del Libro e della Sunnah, che è definito come quel testo che possiede un chiaro significato, che non può avere alcun altro significato, salvo quel singolo significato. A volte sono presi dal significato dhâhir (apparente), che è definito come quello che è indicativo del significato, in un modo generale, sia attraverso la formulazione e il significato. A volte sono presi dal mantûq (il significato esplicito), che viene definito come quello che è indicativo della sentenza a causa della formulazione del testo. A volte l' ahkâmush-shar'iyyah sono presi dal mafhûm (il significato implicito), che è definito come quello che è indicativo della sentenza a causa di essere in accordo con il testo, nei casi in cui mafhûm è uguale o più forte del mantûq. O dal significato divergente se mafhûm differisce dal mantûq nella sua sentenza; poiché il mantûq è collegato ad un wasf (attributo) o ad un shart (condizione), in assenza del quale la sentenza è diversa.

Le dalâlah (le indicazioni) nel Libro e nella Sunnah sono di tre tipi:

Dalâlah Mutâbiqah: questo è dove applichiamo la parola per indicare tutti i suoi significati.
[ii] Dalâlah Tadammun: quando impieghiamo l'espressione per indicare uno dei suoi significati.
[iii] Dalâlah Iltizâm: dove impieghiamo il testo del Libro e della Sunnah per indicare il significato che è una conseguenza necessaria di esso, e che lo segue e lo completa, e che la questione che si giudica o sul quale ci informiamo non può avvenire tranne che da esso.

Capitolo 5

L' asl (il principio fondamentale) riguardo agli ordini del Libro e della Sunnah è che sono indicativi di wujûb (obblighi), tranne se vi è una prova che indica che sia mustahabb (consigliato) del mubâh (ammissibile). L' asl riguardo ai divieti è che sono indicativi di tahrîm (proibizione), tranne se vi è una prova che indichi che sia makrûh (atto detestabile).

L' asl riguardo al kalâm (il discorso) è che deve essere preso secondo la sua haqîqah (il significato letterale). Così non dobbiamo allontanarsi da esso per il suo majâz (il significato figurativo) - se accettiamo questo - tranne quando è impossibile utilizzare la sua haqîqah (il significato letterale)

Al-Haqâ'iq (significato letterale) è di tre tipi:

shar'iyyah (ciò che è definito dalla Sharî'ah)
[ii] lughawiyyah (ciò che è definito dalla lingua)
[iii] 'urfiyyah (ciò che è definito dal consueto utilizzo).

Quindi, qualunque sentenza che lo Shâri' (Legislatore) ha definito, allora è obbligatorio ritornare alla definizione della Sharî'ah. Tuttavia, ciò che il Legislatore ha stabilito, ma non ha definito, rendendo sufficiente il suo significato linguistico apparente, allora è obbligatorio ritornare al suo significato linguistico. Ma ciò che non è stato definito, né nella Sharî'ah, né nel linguaggio, allora è obbligatorio fare riferimento alle abitudini della gente ed al loro uso abituale. Lo Shâri' (il Legislatore) potrebbe specificare chiaramente di ritornare queste questioni al 'urf (l'uso abituale); come comandare il bene, vivere bene con la moglie, e altre simili questioni.

Quindi memorizzate questi usûl sui quali il faqîh (il sapiente del fiqh) ha bisogno in tutti i suoi rapporti col fiqh.


Capitolo 6

Dai testi del Libro e della Sunnah sono quelli che sono 'âm (generali), che è definito come la parola che include molte ajnâs (categorie), anwâ' (tipi) e afrâd (individui). La maggior parte dei testi sono di questa natura. Altri testi sono khâss (specifici), e sono indicativi solo di alcune categorie, tipi ed individui. Quindi, se non esiste alcuna contraddizione tra il testo 'âm e khâss, allora si agisce indipendentemente in ciascuno di essi. Tuttavia, se una contraddizione è presunta, allora la 'âm è specificata e delimitata dalla khâss.

Dai testi ci sono quelli mutlaq (assoluti) e muqayyad (limitati). Esso è limitato da una descrizione o una restrizione affidabile. Pertanto, il mutlaq è limitato e qualificato da parte del muqayyad.

E dai testi ci sono quelli mujmal (comprensivi) e mubayyan (espliciti). Qualsiasi cosa che il Legislatore ha fatto comprensivo in un luogo, ma lo ha fatto esplicito in un altro, allora è obbligatorio ritornare a ciò che il Legislatore ha fatto mubayyan (esplicito). Molte delle sentenze in Corano sono mujmal (comprensive), in natura, ma sono state esplicitamente spiegate nella Sunnah. Quindi è obbligatorio ritornare al bayân (la chiarificazione esplicita), del Messaggero, sallAllahu 'alayhi wa sallam, poiché egli è il chiarificatore esplicito da Allah.

Simile a questo sono i testi che sono muhkam (inequivocabili e singolari nel significato) e quelli che sono mutashâbih (equivocabili e aperti a più di un significato). E' obbligatorio comprendere i testi mutashâbih alla luce di quei testi che sono muhkam.

Tra i testi ci sono quelli nâsikh (abrogativi) e quelli mansûkh (abrogati). I testi abrogati nel Corano e nella Sunnah sono pochi nel numero. Ogni volta che vi è la possibilità di armonizzare i due testi, con la possibilità che ciascuno sia messo in atto nella propria particolare circostanza, allora è obbligatorio farlo. Uno non può rivolgersi all'abrogazione, tranne che con un testo dal Legislatore, o con una apparente contraddizione tra due testi autentici riguardo a cui non vi è alcun modo possibile di risolvere questa contraddizione in modo che ogni testo sia messo in atto nella propria particolare circostanza. In questo caso, il testo successivo abroga il precedente. Tuttavia, se è impossibile stabilire quale sia il testo precedente e quale il successivo, allora ci rivolgiamo ad altri mezzi di tarjîh (preferendo un testo su un altro). Ad esempio, quando vi è una (apparente) contraddizione tra la dichiarazione del Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, e la sua azione, allora la precedenza viene data alla sua dichiarazione. Questo è dovuto al fatto che la sua dichiarazione rappresenta un comando o un divieto alla sua Ummah, mentre la sua azione è, in questo caso, interpretato da qualcosa di particolare a lui solo. Così, gli khasâ'is (sentenze particolari ed uniche) pertinente al Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, sono effettivamente basata su tale asl (principio fondamentale).

Allo stesso modo, quando il Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, fa qualcosa come un atto di 'ibâdah (culto), ma egli non comanda la sua prestazioni, allora ciò che è giusto è che questa sua azione è indicativo che essa è mustahabb (consigliata). Se egli fa qualcosa come un atto di 'âdah (usanza o abitudine), allora è indicativo che essa è mubâh (ammissibile).

Qualunque cosa che il Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, riconosce dalle dichiarazioni e dalle azioni, allora la sentenza è uno degli ibâhah (ammissibilità), o diverso da esso, secondo il modo in cui egli ha riconosciuto tali dichiarazioni ed azioni.

Capitolo 7

Per quanto riguarda l' ijmâ' (il consenso): è l'accordo dei sapienti mujtahid su una nuova sentenza. Così, ogni volta che siamo certi circa la loro ijmâ', allora è obbligatorio rivolgersi ad essa, e non è lecito opporsi. È necessario che ogni ijmâ' sia radicata nelle prove del Libro e della Sunnah. Per quanto riguarda qiyâsus-sahîh (la corretta e sana analogia): collega un ramo sussidiario con la sua radice, a causa di un comune illah (causa efficace) tra di loro. Quindi ogni volta che il Legislatore indica un argomento, o lo descrive con una particolare wasf (caratteristica), o i sapienti ricavano che la sentenza è stata legiferata a causa di quel particolare wasf (caratteristica), allora se quel particolare wasf (caratteristica) si constata di esistere in un'altra questione, sul quale il Legislatore non ha legiferato alcuna sentenza particolare - senza essere alcuna differenza tra essa e il testo -, allora è obbligatorio collegare i due elementi nella loro sentenza. Questo è dovuto al fatto che il Saggio Legislatore non distingue tra le questioni equivalente nelle loro caratteristiche, così come Egli non unisce tra dissimili ed opposte questioni. Questa sana e corretta qiyâs (analogia) è al-Mîzân (la bilancia) che Allah ha sceso. Ed è comprensivo dalla giustizia, ed è quello da cui la giustizia è riconosciuta.

Si ricorre al qiyâs solo quando non esiste un testo. Quindi a questo asl (principio fondamentale) si rivolge quando non esiste altra fonte. E il qiyâs sostiene il testo. Così, a tutti quei testi che il Legislatore ha dato sentenza, essi sono in accordo col qiyâs, non in opposizione ad esso.

Capitolo 8

I sapienti del usûl hanno dedotto dal Libro e dalla Sunnah molti usûl (principi fondamentali), su cui hanno costruito molte delle sentenze, da cui hanno beneficiato loro stessi e gli altri.

Tra questi usûl (principi fondamentali):

1. "Al-yaqîn lâ yazûlu bish-shakk [la certezza non è invalidata dal dubbio]".
In base a tale principio sono entrati molti 'ibâdât (atti di culto), mu'âmalât (interazioni sociali) e huqûq (diritti). Quindi, chiunque intrattiene un qualsiasi dubbio in merito a ciò, dovrebbe tornare all’ asl di certezza. Essi hanno inoltre dedotto: "al-aslut-tahârah fî kulli shay [la base riguardo a tutte le cose è che sono pure]". E: "al-aslul-ibâhah illâ ma dallad-dalîlu ’alâ najâsatihi aw tahrîmihi [l’ asl (principio di base) è l'ammissibilità di utilizzare qualsiasi cosa, tranne quando esiste una prova indicativa della sua impurità o il divieto]". E: "L' asl è la libertà dalla responsabilità riguardo agli obblighi verso la creazione, finché una prova è stabilita al contrario". E: "L' asl è la continuazione della responsabilità riguardo agli obblighi verso il Creatore e ai Suoi servi, fino a quando non vi è prova certa della libertà e dello scarico".

2. E da loro proviene che: "Al-mashaqah tajlibut-taysîr [la difficoltà causa la facilità]".
Sono basati su questo tutti i rukhas (concessioni) permessi durante il viaggio, e l'alleggerimento delle 'ibâdât (atti di culto), mu'âmalât (interazioni sociali), e altre questioni.

3. E da essa proviene il loro detto: "Lâ wâjib ma’al-’ajaz wa lâ muharram ma’ad-darûrah [non vi è alcun obbligo nell' incapacità, né vi è alcun divieto nella necessità]".
Il Legislatore non ci ha caricati con ciò che siamo incapaci di fare in totalità. Quello che il Legislatore ha reso obbligatorio, dagli obblighi, ma il servo non è in grado di eseguire, allora tale obbligo è completamente caduto. Tuttavia, se egli è in grado di eseguire una parte di essa, allora è richiesto a lui di adempiere ciò che egli è in grado, mentre la parte di cui egli non è in grado è caduta. Ci sono numerosi esempi di questo.

Allo stesso modo, di qualunque cosa la creazione è necessitante, essa non è stato reso harâm (vietato) per loro. Per quanto riguarda gli khabâ'ith (le questioni malvagie), che sono stati resi harâm, se il servo ha bisogno di ciò (dovuto a una necessità), allora non vi è peccato utilizzarli. Questo è perché la darûrah (la necessità) consente quelle questioni che sono stabiliti e vietati. Darûrah viene misurata dalla sua necessità, al fine di diminuire il male. Così, darûrah consente l'uso di ciò che è normalmente vietato dal cibo, le bevande, l'abbigliamento, e diversi da loro.

4. E da loro: "Al-umûru bi maqâsidiha [le questioni sono giudicate dai loro motivi]".
In questo entrano le 'ibâdât e le mu'âmalât. Allo stesso modo, il divieto di usare hiyâl (mezzi e stratagemmi) è derivato da questo asl. Allo stesso modo è dirigere quelle parole che sono kinâyât (non chiare e equivocabile) come se fossero sarîh (chiare e inequivocabile) si basa su questo asl. Le sue forme sono molte effettivamente.

5. E da loro: "Yukhtâru ’alal-maslahatayn wa yartakab akhafal-mufsadatayn ’indat-tazâhum [scegliere il più grande dei due benefici, o subire il minore dei due danni quando affrontati con loro entrambi]".
Su questo grande principio molte questioni sono costruite. Così, quando il danno e il beneficio sono entrambi nella proporzione uguale, allora: "dar‘ul-mafâsid uwla min jalbil-masâlih [respingere il danno prende la precedenza su l'ottenimento del beneficio]".


6. E da questo proviene il principio: "Lâ tutimmul-ahkâm illâ bi wujûdi shurûtiha wa intifâ‘ mawâni’iha [le sentenze non sono complete eccetto con la presenza delle loro condizioni e la negazione dei loro impedimenti]".

Questo è un enorme principio su cui è costruito - dalle questioni, le sentenze ed altro - molte cose. Quindi ogni volta che un shart (condizione) per le 'ibâdât (atti di culto), o mu'âmalât (transazioni sociali), o l'istituzione dei diritti non è presente, allora la sentenza non è corretta, né è stabilita. Allo stesso modo, se il suo mawâni' (l'impedimento) è presente, allora non è né corretta, né giuridicamente valida.

Gli shurût (le condizioni) per le 'ibâdât e mu'âmalât sono i seguenti: tutte le questioni su cui si basa la validità di tali 'ibâdât e mu'âmalât. E questi shurût sono noti da un studio completo e dettagliato della Sharî'ah. A causa di questo asl, i fuqahâ sono stati in grado di enumerare i farâ'id (obblighi) dei vari 'ibâdât, e gli shurût (le condizioni). Allo stesso modo, da esso sono stati in grado di determinare i vari shurût e mawâni' (gli impedimenti) per le mu'âmalât.

Per quanto riguarda al-hasr (raccolta ed enumerazione): stabilisce una sentenza per qualcosa, mentre lo nega da qualcos'altro. Con essa, i fuqahâ sono stati in grado di determinare gli shurût di varie cose e questioni, e ciò che è diverso da esso, allora la sentenza non è affermata per esso.

7. E da queste proviene il loro detto: "al-hukm yuduru ma’a ’illatihi thabûtan wa ’adaman [la sentenza ruota intorno alla sua causa effettiva, sia nell'affermazione che nella negazione]".
Così, quando ’illatut-tâmah (la causa dell'effetto completo) - che è noto che lo Shâri' (il Legislatore) ha legato la sentenza ad essa - è presente, allora la sentenza è presente, e quando è assente, allora la sentenza non è stabilita.

8. E da loro proviene il detto: "al-aslu fil-’ibâdât al-hadhru illâ mâ waradah ’anish-shâri’ tashrî’ahu, wal-aslu fil-’âdât al-ibâhâ illâ mâ waradah ’anish-shâri’ tahrîmahu [il principio fondamentale riguardo agli atti di culto è il divieto, ad eccezione di ciò che è legato dal Legislatore per quanto riguarda la sua legislazione, e il principio di base per quanto riguarda le abitudini e i costumi è l'ammissibilità, ad eccezione di ciò che è legato dal Legislatore per quanto riguarda la sua proibizione]".
Questo è perché al-'ibâdah (il culto) è ciò che il Legislatore ha prescritto, come un obbligo o come una raccomandazione. Pertanto, qualunque passi fuori questo non è considerato come un atto di culto. E perché Allah ha creato per noi tutto ciò che è sulla terra, in modo che potremmo beneficiare da tutte le cose ed utilizzarli, tranne quelle cose che il Legislatore ha reso harâm (illegali) per noi.

9. Da loro: "idhâ wajidat asbâbul-’ibâdât wal-huqûq thabatat wa wajibat illâ idhâ qâranahl-mâni’ [se le cause per gli atti di culto sono presenti, esse sono confermate e obbligatorie, tranne se legate da una prevenzione]".

10. E da loro: "al-wâjibâtu talzimul-mukallafîn [gli obblighi obbligano quello che è moralmente responsabile]".
Quindi, at-taklîf è raggiunto con: al-bulûgh (raggiungimento della maturità) e al-'aql (sanità di mente). Tuttavia, il risarcimento per lesioni e danni è richiesto dal makallafîn (il moralmente responsabile), e gli altri. Quindi ogni volta che una persona raggiunge la maturità ed è sano, da lui è richiesto di fare tali obblighi generali. E quegli obblighi specifici inoltre sono richiesti da lui, purché possieda quelle qualità che lo rendono necessario. Il nâsî (il dimentico) e il jâhil (l'ignorante) non sono ritenuti responsabili dal punto di vista di peccare, né dal punto di vista di compensare ciò che è danneggiato o ferito.

Capitolo 9

La dichiarazione di un unico Sahâbî (Compagno) - che è definito come chi ha incontrato il Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, avendo îmân (fede) in lui, e morendo con îmân - se è diventata diffusa e non obiettata, ma piuttosto è stata affermata dai Sahâbah (i Compagni), allora si tratta di una forma di ijmâ' (consenso). Se non è noto ad essere diffusa, né è noto ad essere nulla in opposizione ad essa, allora secondo il parere più corretto, si tratta di un hujjah (prova). Tuttavia, se gli altri compagni sono in disaccordo o in contrasto con essa, allora non è una prova.

Capitolo 10

Un amr (comando) per qualcosa comporta un nahî (divieto) per il suo contrario. E un divieto di qualcosa comporta un comando per il suo contrario. Un divieto di qualcosa rende necessaria che la questione sia annullata e lasciata, tranne se vi è un dalîl (prova) indicativo della sua validità. E un comando che segue un divieto, si ritorna a ciò che è stato prima di questo. Ed entrambi, l' amr e il nahî, richiedono il rispetto immediato, ma non richiedono la ripetizione, tranne quando collegati a uno specifico sabab (causa). Così diventa wâjib (obbligatorio) o mustahabb (consigliato) da rispettare ogni volta quando quel sabab (causa) esiste.

Le questioni in cui c'è possibilità di scelta sono di vari tipi. Quindi, se la scelta è stata data con l'obiettivo di agevolare la facilità del makallaf, allora la scelta è desiderabile e preferibile. Se la scelta è stata data per raggiungere un particolare maslahah (beneficio), allora scegliere quello che è un beneficio maggiore è obbligatorio.

Le parole indicative di generalità sono: kull, jâmi ', al-mufridul-mudâf (la forma genitiva di un singolare), l'indefinito una volta allegato ad un nahî (divieto), un nafî (negazione), un istifhâm (interrogativo), o un shart (condizione).

E: "al-’ibrah bi ’umûmil-lafdh lâ bi khusûsi-sabab [la lezione o l'insegnamento è nella generalità della formulazione, e non nella sua specifica causa della legislazione]".

Il khâss (specifico) può significare 'âm (generale), e viceversa, con la condizione che l'esistenza di qarâ'in (i segni) siano indicativi di questo.

Il Khitâb (l'indirizzo) del Legislatore a qualunque della Ummah, o il Suo Discorso in qualche questione specifica, in realtà comprende tutta l'Ummah e tutte le questioni specifiche, a meno che ci sia una prova indicativa di esso che è khâss (specifico). Allo stesso modo, l' asl (il principio fondamentale) per quanto riguarda le azioni del Profeta, sallAllahu 'alayhi wa sallam, è che la sua Ummah deve prendere lui come un modello e un esempio da seguire, tranne quando esiste una prova indicativa di quell'essere specifico a lui. Se il Legislatore nega un atto di culto o una transazione sociale, allora questo è indicativo di essere non valida, oppure la negazione di alcuni necessari aspetti di essa. Di conseguenza, essa non diventa totalmente invalida a causa della negazione di alcuni dei suoi aspetti raccomandati.

I contratti sono limitati o annullati da tutto quello che è indicativo di questo, sia dalle dichiarazioni che dalle azioni.

I masâ'il (le questioni) sono di due tipi: - : Quelle che sono state concordate dai sapienti. Così qui è richiesto di descrivere e stabilire la prova su esso, poi di giudicare di conseguenza, dopo la descrizione e la deduzione. [ii]: quelle in cui i sapienti hanno differito. Così qui è richiesto di rispondere alle prove delle diverse opinioni. Questo è il diritto del mujtahid (quello in grado di fare ijtihâd) e del mustadlil (quello in grado di impiegare ragionamento induttivo). Per quanto riguarda il muqallid (il cieco seguace), il suo dovere è quello di chiedere alla gente della conoscenza (i sapienti).

E taqlîd è: l'accettazione di un detto di qualcuno senza una prova. Quindi, uno che è capace di ragionamento induttivo, allora lui deve esercitare ijtihâd e istidlâl. Quanto all'uno che non è capace, allora a lui tocca fare taqlîd e chiedere, come ha ricordato Allah entrambe le questioni nel Suo detto:

"Chiedete alla gente della conoscenza se non lo sapete". [Al-Anbiyâ' 21:7].

Allah lo sa meglio.

Possa Allah esaltare ed inviare le benedizioni di pace su Muhammad, il Messaggero di Allah, sulla sua famiglia, sui suoi compagni e seguaci.


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