Hajj - Il Pellegrinaggio
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L’ultimo pilastro dell'Islam, è l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca. Almeno una volta nella vita, per ogni musulmano adulto, uomo o donna, che sia sano, che disponga di sufficienti mezzi economici e a cui non siano di impedimento condizioni esterne, indipendenti dalla sua volontà, deve compiere il pellegrinaggio. Non vi è obbligo per i bambini, anche se è permesso loro di accompagnare i genitori.
Prima di stabilire l'intenzione di compiere l'Hajj, il pellegrino dovrebbe astenersi dalle azioni negative e riparare al male che può aver commesso, pagare tutti i suoi debiti, disporre di sufficienti mezzi per le proprie spese per il mantenimento della famiglia durante la sua assenza e prepararsi spiritualmente ad un periodo di grande dispendio di energie, fisiche e psicologiche.
Nella Sura intitolata "Il Pellegrinaggio", il Corano stabilisce il comando divino di questa pratica e ne profetizza la permanenza:
E quando assegnammo ad Abramo il posto della Casa, dicemmo: Non associate nulla a Me, e purificate la Mia casa per coloro che vi girano intorno e per quelli che stanno in piedi, si inginocchiano e si prostrano in preghiera. E proclama il Pellegrinaggio tra gli uomini: ed essi giungeranno a piedi o su cavalcature ... [22:26]
Il Pellegrinaggio ha luogo ogni anno, tra l'ottavo ed il tredicesimo giorno di Dhu ‘I-Haijjah, dodicesimo e ultimo del calendario islamico.
Il primo rito consiste nell'indossare l'ihram. [img=right]C:\Documents and Settings\ramzi1\Mes documents\Mes images\Nouveau dossier\dua.jpg[/img]
L'ihram, indossato da tutti gli uomini, e' un indumento bianco privo di cuciture fatto di due pezzi di stoffa: l'uno cinge i fianchi fino al polpaccio, l'altro copre una spalla, trasversalmente. Tale indumento fu indossato da Abramo e da Muhammad durante l'Hajj. Le donne indossano un semplice abito bianco e coprono la testa, ma è vietato coprirsi il volto. La testa degli uomini, anche dei religiosi che usualmente la coprono, deve essere scoperta. L'ihram e' simbolo di purezza e di rinuncia al male ed ai beni mondani ed indica l'uguaglianza di tutti gli uomini di fronte a Dio. Dal momento in cui indossa l'ihram, il fedele, uomo o donna, entra in uno stato di sacralizzazione che rende illecita qualsiasi azione violenta, nei confronti di uomini, animali e persino insetti. Il pellegrino deve evitare pensieri cattivi, litigi e rapporti coniugali. Dal momento in cui inizia la sacralizzazione, il pellegrino non può sbarbarsi, tagliarsi le unghie, indossare gioielli fino a quando i riti del Pellegrinaggio non saranno conclusi.
Indossando l'ihram, il fedele pronuncia la prima invocazione dell' Hajj, la Talbiah:
Eccomi, mio Dio, al Tuo comando! Eccomi al Tuo comando! Tu sei Dio senza alcun congenere. Eccomi al Tuo comando! Tue sono le lodi, la grazia e la maestà. Tu sei Dio senza alcun congenere.
Nel primo giorno dell'Hajj, i pellegrini si spostano da Mecca a Mina, un piccolo villaggio disabitato ad est della città. Durante il tragitto, i pellegrini pregano e meditano.
Nel secondo giorno, il nono del mese, lasciano Mina per ritrovarsi nella piana di 'Arafah per il wuquf, il rito centrale dell' Hajj. Tutti i pellegrini si riuniscono e restano in piedi, la loro immagine ricorda quella del giorno del Giudizio e la loro presenza assume il significato una supplica ad Allah, l’espressione del loro pentimento e il riconoscimento del bisogno della Sua Clemenza e del Suo Perdono. Alcuni si riversano sul Monte della Misericordia, da cui il Profeta pronunciò l'ultimo, indimenticabile sermone "dell'addio", in cui enunciava i pilastri della nuova religione. Sono queste le ore più intense dell'intero pellegrinaggio, che il fedele dedica alla preghiera ed alle invocazioni. In questo luogo sacro, i pellegrini raggiungono il culmine della loro vita religiosa, sentendo come mai la presenza e la vicinanza di un Dio di misericordia.
Un detto del Profeta afferma che lo stesso Muhammad implorò a Dio il perdono dei peccati dei credenti riuniti ad 'Arafah, così tutti i pellegrini si preparano a lasciare con gioia la piana di 'Arafah, sentendosi spiritualmente rinati. Dopo il tramonto, la massa di pellegrini procede verso Muzdalifah, una pianura a metà strada tra 'Arafah e Mina. Qui dapprima pregano, poi raccolgono dei sassolini che useranno nei giorni successivi.
Il terzo giorno si celebra l'aid al'Adha (in wolof Tabasky), la festa del sacrificio. Prima dell'alba i fedeli si trasferiscono a Mina dove avviene la "lapidazione di Satana", con il lancio dei sassolini verso una struttura in pietra bianca. Secondo la tradizione, questo rito affonda le sue radici nella storia di Abramo, ed i fedeli ricordano il tentativo di Satana di fare in modo che il grande profeta trasgredisse gli ordini divini.
Il lancio dei sassolini è simbolico del rifiuto del credente di essere tentato dal male e dai vizi, non una ma sette volte e, chiaramente, il numero sette simbolizza l'infinito. Alla fine di questo rito, molti pellegrini sacrificano un montone o una pecora, la cui carne, ben chiusa in containers refrigerati, partirà alla volta dei paesi più poveri del globo. Questo rito è associato all'obbedienza di Abramo, pronto a sacrificare il suo figlio per adempiere alla volontà del Creatore, e simboleggia la prontezza, da parte del musulmano, a separarsi dalle cose più care se questo è voluto da Dio. Inoltre, ricorda ai fedeli la necessità di condividere i beni terreni con coloro che sono meno fortunati.
Terminata, a questo punto, gran parte del pellegrinaggio, i fedeli possono, se vogliono, liberarsi dell'ihram ed indossare gli abiti giornalieri per celebrare, con l'aid al'Adha, il termine del mese del Pellegrinaggio. Gli uomini possono radersi e tagliare i capelli, e le donne tagliano una ciocca simbolica, per marcare la loro parziale desacralizzazione. E’ un simbolo di umiltà. Tutte le proscrizioni, tranne quella relativa ai rapporti coniugali, possono essere alleggerite.
In quello stesso giorno in tutto il mondo i musulmani offrono i propri sacrifici e celebrano la preghiera comunitaria dell’’id.
I pellegrini tornano a Mecca dove compiono un altro rito essenziale dell’Hajj: il tawaf, la circuambulazione, per sette volte ed in senso anti-orario, della Ka'aba, simbolo dell'unicità di Dio, e simboleggiante l'implicazione che tutte le attività umane devono avere come centro Dio.
Durante i giri, i fedeli possono toccare o baciare la Pietra Nera. Questa pietra ovoidale ha un posto speciale nel cuore dei musulmani, non come oggetto in sé (l'idolatria e' estranea al culto islamico), ma poiché rappresenta l'ultimo frammento della costruzione originaria innalzata da Abramo ed Ismaele. Secondo la tradizione, il profeta Muhammad la baciò, per questo motivo i fedeli desiderano imitare questa azione. Nessuna azione devozionale è correlata alla pietra, né essa è, o è mai stata, un oggetto da adorare. Il secondo Califfo, Omar, chiarì questo concetto quando affermò: “So che essa non e' altro che una pietra, incapace di fare del bene o del male. Ma ho visto il Messaggero di Dio tenerla tra le mani, e questo ricordo me la rende cara".
Dopo aver completato il tawaf, i pellegrini pregano, preferibilmente alla stazione di Abramo, il sito in cui Abramo costruì, originariamente, la Ka'aba. Qui essi bevono l'acqua della sorgente di Zamzam. L'ultimo rito del pellegrinaggio è il sa'y, la corsa, ricordo di un memorabile episodio della vita di Hagar, madre di Ismaele: l’affannosa e disperata corsa di Hagar tra le due rocciose colline di Safah e Marwa, alla ricerca di acqua per il piccolo Ismaele. Qui trovò la fonte di Zamzam, indicatale dal piccolo piede di suo figlio. Alla fine del sa'y, il pellegrino è completamente desacralizzato, e può riprendere tutte le normali attività.
Dopo aver completato i riti del Pellegrinaggio è raccomandata la visita alla Moschea del Profeta nella città di Medina (al-Madinah al Munawwarah) e la visita alla tomba del Profeta e alle tombe dei suoi Nobili Compagni, nella forma prevista dall’Islam.
Tornando nei rispettivi paesi, pellegrini di razze e lingue diverse, porteranno con sé i commoventi ricordi della terra dei profeti, di Abramo, Ismaele, Hagar e Muhammad . Essi ricorderanno per sempre quel momento unico ed universale, in cui i ricchi ed i poveri, i bianchi ed i neri, i giovani e i vecchi si sono incontrati in un'atmosfera di uguaglianza perfetta.
I pellegrini ritornano a casa con la gioia di aver compiuto qualcosa di incredibilmente importante nella vita religiosa: non solo aver obbedito ad un'ingiunzione divina ma anche aver sperimentato l'unione e la fratellanza di tutta la comunità dei credenti in quella che viene definita un'"anticipazione del giorno del Giudizio". Soprattutto, sulle loro labbra vi e' una preghiera:
Oh Dio, accetta il nostro sforzo e fa' che si avveri ciò che disse il nostro Profeta: non c'e' altra ricompensa per un Pellegrinaggio pio se non il Paradiso.
Oltre all’Hajj (il Pellegrinaggio propriamente detto) vi è un altro modo per recarsi nei luoghi santi dell’Islam: la 'Umra, la visita. Si tratta della visita alla Casa di Allah alla Mecca, un rito individuale che può essere compiuto in qualsiasi periodo dell'anno.
La pratica rituale della 'Umra, consiste nel recarsi in stato di Ihram (sacralizzazione) alla Mecca e compiere il tawaf quindi assolvere al sa'y, infine la rasatura della testa o l'accorciamento dei capelli conclude il rito e sancisce l'uscita dallo stato di sacralizzazione.
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L’ultimo pilastro dell'Islam, è l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca. Almeno una volta nella vita, per ogni musulmano adulto, uomo o donna, che sia sano, che disponga di sufficienti mezzi economici e a cui non siano di impedimento condizioni esterne, indipendenti dalla sua volontà, deve compiere il pellegrinaggio. Non vi è obbligo per i bambini, anche se è permesso loro di accompagnare i genitori.
Prima di stabilire l'intenzione di compiere l'Hajj, il pellegrino dovrebbe astenersi dalle azioni negative e riparare al male che può aver commesso, pagare tutti i suoi debiti, disporre di sufficienti mezzi per le proprie spese per il mantenimento della famiglia durante la sua assenza e prepararsi spiritualmente ad un periodo di grande dispendio di energie, fisiche e psicologiche.
Nella Sura intitolata "Il Pellegrinaggio", il Corano stabilisce il comando divino di questa pratica e ne profetizza la permanenza:
E quando assegnammo ad Abramo il posto della Casa, dicemmo: Non associate nulla a Me, e purificate la Mia casa per coloro che vi girano intorno e per quelli che stanno in piedi, si inginocchiano e si prostrano in preghiera. E proclama il Pellegrinaggio tra gli uomini: ed essi giungeranno a piedi o su cavalcature ... [22:26]
Il Pellegrinaggio ha luogo ogni anno, tra l'ottavo ed il tredicesimo giorno di Dhu ‘I-Haijjah, dodicesimo e ultimo del calendario islamico.
Il primo rito consiste nell'indossare l'ihram. [img=right]C:\Documents and Settings\ramzi1\Mes documents\Mes images\Nouveau dossier\dua.jpg[/img]
L'ihram, indossato da tutti gli uomini, e' un indumento bianco privo di cuciture fatto di due pezzi di stoffa: l'uno cinge i fianchi fino al polpaccio, l'altro copre una spalla, trasversalmente. Tale indumento fu indossato da Abramo e da Muhammad durante l'Hajj. Le donne indossano un semplice abito bianco e coprono la testa, ma è vietato coprirsi il volto. La testa degli uomini, anche dei religiosi che usualmente la coprono, deve essere scoperta. L'ihram e' simbolo di purezza e di rinuncia al male ed ai beni mondani ed indica l'uguaglianza di tutti gli uomini di fronte a Dio. Dal momento in cui indossa l'ihram, il fedele, uomo o donna, entra in uno stato di sacralizzazione che rende illecita qualsiasi azione violenta, nei confronti di uomini, animali e persino insetti. Il pellegrino deve evitare pensieri cattivi, litigi e rapporti coniugali. Dal momento in cui inizia la sacralizzazione, il pellegrino non può sbarbarsi, tagliarsi le unghie, indossare gioielli fino a quando i riti del Pellegrinaggio non saranno conclusi.
Indossando l'ihram, il fedele pronuncia la prima invocazione dell' Hajj, la Talbiah:
Eccomi, mio Dio, al Tuo comando! Eccomi al Tuo comando! Tu sei Dio senza alcun congenere. Eccomi al Tuo comando! Tue sono le lodi, la grazia e la maestà. Tu sei Dio senza alcun congenere.
Nel primo giorno dell'Hajj, i pellegrini si spostano da Mecca a Mina, un piccolo villaggio disabitato ad est della città. Durante il tragitto, i pellegrini pregano e meditano.
Nel secondo giorno, il nono del mese, lasciano Mina per ritrovarsi nella piana di 'Arafah per il wuquf, il rito centrale dell' Hajj. Tutti i pellegrini si riuniscono e restano in piedi, la loro immagine ricorda quella del giorno del Giudizio e la loro presenza assume il significato una supplica ad Allah, l’espressione del loro pentimento e il riconoscimento del bisogno della Sua Clemenza e del Suo Perdono. Alcuni si riversano sul Monte della Misericordia, da cui il Profeta pronunciò l'ultimo, indimenticabile sermone "dell'addio", in cui enunciava i pilastri della nuova religione. Sono queste le ore più intense dell'intero pellegrinaggio, che il fedele dedica alla preghiera ed alle invocazioni. In questo luogo sacro, i pellegrini raggiungono il culmine della loro vita religiosa, sentendo come mai la presenza e la vicinanza di un Dio di misericordia.
Un detto del Profeta afferma che lo stesso Muhammad implorò a Dio il perdono dei peccati dei credenti riuniti ad 'Arafah, così tutti i pellegrini si preparano a lasciare con gioia la piana di 'Arafah, sentendosi spiritualmente rinati. Dopo il tramonto, la massa di pellegrini procede verso Muzdalifah, una pianura a metà strada tra 'Arafah e Mina. Qui dapprima pregano, poi raccolgono dei sassolini che useranno nei giorni successivi.
Il terzo giorno si celebra l'aid al'Adha (in wolof Tabasky), la festa del sacrificio. Prima dell'alba i fedeli si trasferiscono a Mina dove avviene la "lapidazione di Satana", con il lancio dei sassolini verso una struttura in pietra bianca. Secondo la tradizione, questo rito affonda le sue radici nella storia di Abramo, ed i fedeli ricordano il tentativo di Satana di fare in modo che il grande profeta trasgredisse gli ordini divini.
Il lancio dei sassolini è simbolico del rifiuto del credente di essere tentato dal male e dai vizi, non una ma sette volte e, chiaramente, il numero sette simbolizza l'infinito. Alla fine di questo rito, molti pellegrini sacrificano un montone o una pecora, la cui carne, ben chiusa in containers refrigerati, partirà alla volta dei paesi più poveri del globo. Questo rito è associato all'obbedienza di Abramo, pronto a sacrificare il suo figlio per adempiere alla volontà del Creatore, e simboleggia la prontezza, da parte del musulmano, a separarsi dalle cose più care se questo è voluto da Dio. Inoltre, ricorda ai fedeli la necessità di condividere i beni terreni con coloro che sono meno fortunati.
Terminata, a questo punto, gran parte del pellegrinaggio, i fedeli possono, se vogliono, liberarsi dell'ihram ed indossare gli abiti giornalieri per celebrare, con l'aid al'Adha, il termine del mese del Pellegrinaggio. Gli uomini possono radersi e tagliare i capelli, e le donne tagliano una ciocca simbolica, per marcare la loro parziale desacralizzazione. E’ un simbolo di umiltà. Tutte le proscrizioni, tranne quella relativa ai rapporti coniugali, possono essere alleggerite.
In quello stesso giorno in tutto il mondo i musulmani offrono i propri sacrifici e celebrano la preghiera comunitaria dell’’id.
I pellegrini tornano a Mecca dove compiono un altro rito essenziale dell’Hajj: il tawaf, la circuambulazione, per sette volte ed in senso anti-orario, della Ka'aba, simbolo dell'unicità di Dio, e simboleggiante l'implicazione che tutte le attività umane devono avere come centro Dio.
Durante i giri, i fedeli possono toccare o baciare la Pietra Nera. Questa pietra ovoidale ha un posto speciale nel cuore dei musulmani, non come oggetto in sé (l'idolatria e' estranea al culto islamico), ma poiché rappresenta l'ultimo frammento della costruzione originaria innalzata da Abramo ed Ismaele. Secondo la tradizione, il profeta Muhammad la baciò, per questo motivo i fedeli desiderano imitare questa azione. Nessuna azione devozionale è correlata alla pietra, né essa è, o è mai stata, un oggetto da adorare. Il secondo Califfo, Omar, chiarì questo concetto quando affermò: “So che essa non e' altro che una pietra, incapace di fare del bene o del male. Ma ho visto il Messaggero di Dio tenerla tra le mani, e questo ricordo me la rende cara".
Dopo aver completato il tawaf, i pellegrini pregano, preferibilmente alla stazione di Abramo, il sito in cui Abramo costruì, originariamente, la Ka'aba. Qui essi bevono l'acqua della sorgente di Zamzam. L'ultimo rito del pellegrinaggio è il sa'y, la corsa, ricordo di un memorabile episodio della vita di Hagar, madre di Ismaele: l’affannosa e disperata corsa di Hagar tra le due rocciose colline di Safah e Marwa, alla ricerca di acqua per il piccolo Ismaele. Qui trovò la fonte di Zamzam, indicatale dal piccolo piede di suo figlio. Alla fine del sa'y, il pellegrino è completamente desacralizzato, e può riprendere tutte le normali attività.
Dopo aver completato i riti del Pellegrinaggio è raccomandata la visita alla Moschea del Profeta nella città di Medina (al-Madinah al Munawwarah) e la visita alla tomba del Profeta e alle tombe dei suoi Nobili Compagni, nella forma prevista dall’Islam.
Tornando nei rispettivi paesi, pellegrini di razze e lingue diverse, porteranno con sé i commoventi ricordi della terra dei profeti, di Abramo, Ismaele, Hagar e Muhammad . Essi ricorderanno per sempre quel momento unico ed universale, in cui i ricchi ed i poveri, i bianchi ed i neri, i giovani e i vecchi si sono incontrati in un'atmosfera di uguaglianza perfetta.
I pellegrini ritornano a casa con la gioia di aver compiuto qualcosa di incredibilmente importante nella vita religiosa: non solo aver obbedito ad un'ingiunzione divina ma anche aver sperimentato l'unione e la fratellanza di tutta la comunità dei credenti in quella che viene definita un'"anticipazione del giorno del Giudizio". Soprattutto, sulle loro labbra vi e' una preghiera:
Oh Dio, accetta il nostro sforzo e fa' che si avveri ciò che disse il nostro Profeta: non c'e' altra ricompensa per un Pellegrinaggio pio se non il Paradiso.
Oltre all’Hajj (il Pellegrinaggio propriamente detto) vi è un altro modo per recarsi nei luoghi santi dell’Islam: la 'Umra, la visita. Si tratta della visita alla Casa di Allah alla Mecca, un rito individuale che può essere compiuto in qualsiasi periodo dell'anno.
La pratica rituale della 'Umra, consiste nel recarsi in stato di Ihram (sacralizzazione) alla Mecca e compiere il tawaf quindi assolvere al sa'y, infine la rasatura della testa o l'accorciamento dei capelli conclude il rito e sancisce l'uscita dallo stato di sacralizzazione.